giovedì 24 maggio 2012

La Linea dell'Immaginario (2) - Il Sogno di Axel (da "Viaggio al Centro della Terra", di Jules Verne)

"Viaggio al Centro della Terra" (1864) [romanzo completo]
"Voyage au centre de la Terre"
Di Jules Verne


Il sogno di Axel

"Afferro il cannocchiale e osservo il mare: è deserto. Senz'altro siamo ancora eccessivamente vicini alle coste. Guardo per aria. Chi potrebbe vietare a qualcuno di quegli uccelli ricostruiti dall'immortale Georges Cuvier, lo zoologo e paleontologo francese, creatore dell'anatomia comparata e della paleontologia, di fendere con le ali i pesanti strati dell'atmosfera? I pesci sarebbero senza dubbio per loro un sufficiente nutrimento. Esploro lo spazio; ma l'aria è deserta come le rive. 

La mia immaginazione, comunque, mi porta a fantasticare riguardo alla paleontologia. Sono sveglio ma sogno ugualmente, e mi sembra di vedere sull'acqua i giganteschi chersiti, quelle primitive tartarughe, assai simili a isole galleggianti; si muovono sulla spiaggia ormai rabbuiata i grandi mammiferi dei primi periodi della creazione, il leptotherium, ritrovato nelle caverne del Brasile, il mericotherium, proveniente dalle fredde lande siberiane, più oltre, il pachiderma lophiodon, un gigantesco tapiro, si cela dietro le rocce, pronto a strappare la preda all'anoplotherium, strano animale assai simile al nostro rinoceronte, ma che ha qualcosa in comune anche con il cavallo, con l'ippopotamo e, perché no? anche col cammello, come se il buon Dio, troppo preso dalla fretta nelle prime ore della creazione del mondo, avesse voluto riunire in uno solo molti altri animali. Il gigantesco mastodonte ruota la sua proboscide e stritola con le zanne le rocce della spiaggia, mentre il megatherium, ritto sulle enormi zampe, cerca nella terra ridestando con le sue grida l'eco dei graniti sonori. Più oltre il Protopiteco, la prima scimmia apparsa sulla superficie della Terra, s'arrampica sulle impervie cime; e più su ancora, il pterodattilo dalla mano alata volteggia come un grosso pipistrello nell'aria compressa infine, negli ultimi strati, giganteschi uccelli, più forti del casoaro, quel grande uccello corridore, proprio dell'Australia e dell'Arcipelago malese, più grandi dello struzzo, distendono le loro ali e vanno a battere il capo contro la parete della volta di granito. Tutto questo mondo fossile rivive nella mia fantasia. Ripenso all'età primitive della creazione, molto tempo prima della nascita dell'uomo, quando la Terra ancora in formazione non gli era sufficiente. Il mio sogno anticipa allora l'apparizione degli esseri animati. Scompaiono i mammiferi, quindi gli uccelli, e i rettili dell'era secondaria; infine i pesci, i crostacei, i molluschi e gli artropodi. Gli ammoniti dell'era cretacica a loro volta ritornano nel nulla. Tutta la vita della Terra si riassume in me, e il mio cuore è solo a battere in quel mondo senza la presenza dell'uomo e degli altri esseri. Né stagioni, né climi; il calore proprio della Terra si accresce incessantemente e neutralizza quello del Sole; la vegetazione si espande. Io passo come un'ombra tra le felci arboree; calpesto con piede incerto le marne iridescenti e la creta screziata del suolo. Mi appoggio al tronco delle gigantesche conifere e mi sdraio all'ombra degli sfenofilli, degli asterofilli, dei licopodi che si ergono per oltre cento piedi d'altezza. I secoli trascorrono come fossero giorni! Risalgo la serie delle terrestri trasformazioni. Le piante scompaiono, le rocce di granito smarriscono la loro solidità, lo stato liquido si sostituisce al solido a causa dell'azione di un calore più forte; le acque scorrono alla superficie della Terra, la quale, un poco alla volta, non è altro che una massa gassosa, riscaldata al calor bianco, grande come il sole e parimenti splendida. Al centro di questa nebulosa, un milione e quattrocentomila volte più grande del globo che essa formerà un giorno, io mi sento trascinato negli spazi planetari! Il mio corpo si assottiglia, si esalta a sua volta e si mescola come un atomo imponderabile a quegli immensi vapori che tracciano nell'infinito la loro orbita infiammata!

Quale sogno! Dove mi trasporta? La mia mano tremolante ne scrive sulla carta gli strani particolari! Ho scordato tutto, professore, guida, zattera; il mio spirito è in preda alla più viva eccitazione... Che cos'hai? mi chiede lo zio. I miei occhi si fissano su di lui senza però vederlo. Attento, Axel, o finirai col cadere in mare! Ecco, in questo preciso istante, mi sento prendere con forza la mano da Hans; se non fosse stato per lui, inebriato dalle immagini oniriche sarei senz'altro caduto tra i flutti. Sei diventato forse pazzo? disse il professore. Che cosa c'è? dico riprendendomi. Stai male? No, ho avuto per un momento un'allucinazione, ora va meglio va tutto bene, no? Ottimamente. Buon vento, buon mare. Procediamo rapidamente e, se non sbaglio, tra poco dovremmo toccar terra. Nel sentire queste parole mi alzo in piedi, osservo l'orizzonte: la linea delle acque si confonde con quella delle nuvole." 

 Édouard Riou illustrò la settima edizione dell'opera verniana (1867).
per approfondimenti: 03/02/2012 Gideon Mantell e 09/02/2012 De la Beche e Hawkins, padri della paesaggistica "preistorica"

domenica 20 maggio 2012

"Anomalocaris virtualis": Gould, divulgazione visuale e acquari 3d

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Le ricerche compiute intorno alle bizzarrie paleontologiche di Burgess, specie antiche di 500 milioni di anni, nascondono un'intricata rete di vicende scientifiche e umane. Una storia lunga un secolo, ripercorsa magistralmente tra le pagine di "La Vita Meravigliosa" (1989), attraverso le riflessioni del celebre Stephen Jay Gould. Una lettura essenziale, per ogni "curioso" o "esperto": specie fossili allucinanti, una storia meravigliosa, un autore illustre. Gould è morto il 20 maggio del 2002, dieci anni fa esatti.


martedì 15 maggio 2012

Rive (Lidenbrock Sea 03)

Charles Knight (1934), Spiaggia ordoviciana
Brian Choo (2009), "Canowindra"
Brian Choo (2004), "Tumblagooda"
Douglas Henderson (?1988), Shonisaurus popularis
Douglas Henderson, Chinle Formation
Martin Parr (1996), "The Artificial Beach Inside the Ocean Dome"
Julio Lacerda (2012), "Romanian Enantiornithines" (per approfondimenti: Tetrapod Zoology)

venerdì 11 maggio 2012

La Linea dell'Immaginario (1) - "Povero Piccolo Cacciatore" di Brian Aldiss


"Povero Piccolo Cacciatore" (1958)
"Poor Little Warrior!"
Di Brian W. Aldiss

William D. Berry (1960s)

"Claude Ford sapeva esattamente cosa si provava a cacciare un brontosauro. Strisciavi incurante in mezzo all'erba sotto i salici, in mezzo ai piccoli fiori primitivi con i petali verdi e bruni come un piccolo campo da football, in mezzo al fango che assomigliava a una lozione di bellezza. Sbirciavi la creatura sdraiata in mezzo alle canne, il suo corpo grazioso come un calzino pieno di sabbia. Giaceva là, lasciando che la gravità coccolasse la sua peluria bagnata sulla palude, facendo scorrere le sue grosse narici grandi come l'imboccatura della tana di un coniglio, un piede sopra l'erba, descrivendo un ampio semicerchio, nella ronfante ricerca di altre canne carnose. Era bellissimo: qui l'orrore aveva raggiunto i suoi limiti, aveva percorso il cerchio completo, per poi infine scomparire su per il rigurgito del proprio sfintere. I suoi occhi luccicavano con la vivacità dell'alluce di un cadavere vecchio di una settimana, e il suo alito composito e il pelo nelle sue grezze cavità auricolari andavano raccomandati in maniera particolare a chiunque avrebbe altrimenti manifestato la propensione a parlare amorevolmente dell'opera di Madre Natura.

Ma mentre tu, piccolo mammifero con le dita opponibili e un fucile calibro 65 ad auto-caricamento, semi-automatico, a doppia canna, compudigitalizzato, col mirino telescopico, spietato e ad alto potenziale stretto nelle tue zampe per ogni altro verso indifese... sì, mentre sgusci sotto quegli antichissimi salici, ciò che primariamente ti attrae è la pelle della lucertola del tuono. Essa emana un odore che vibra profondamente come le note basse di un pianoforte. Fa assomigliare l'epidermide di un elefante a un foglio di carta igienica spiegazzato. È grigia come i mari dei vichinghi, di una profondità illusoria come le fondamenta di una cattedrale. Quale possibile contatto con le ossa avrebbe mai potuto placare la febbre di quelle carni? Sopra di essa corrono (puoi vederli da qui!), i piccoli pidocchi bruni che vivono in quei grigi muraglioni e in quei canyon, allegri come spettri, crudeli come granchi. Se uno di loro ti saltasse addosso molto probabilmente ti romperebbe la schiena. E quando uno di quei parassiti si ferma per drizzarsi sulle zampe sopra una delle vertebre del bronto, puoi vedere che trasporta a sua volta la propria messe di gaudenti parassiti, ognuno grosso quanto un'aragosta, poiché adesso sei vicino, oh, cosi vicino che riesci a sentir battere il primitivo organo cardiaco del mostro, mentre il ventricolo mantiene miracolosamente il tempo con l'orecchietta. Oramai non è più il tempo di ascoltare l'oracolo: sei al di là dello stadio dei presagi, adesso sei sulla strada dell'uccisione, la tua o la sua; per quest'oggi la superstizione ha avuto la sua giornata: d'ora in avanti soltanto questo tuo impaurito coraggio, questo vacillante conglomerato di muscoli intrappolato in modo non rintracciabile sotto il carapace della pelle resa lucida dal sudore, questo minuscolo stimolo sanguinario di trucidare il drago, risponderà a tutte le tue preghiere. Potresti sparare adesso. Aspetta soltanto che quella minuscola testa che erutta vapore si soffermi un'altra volta per inghiottire una badilata di giunchi di palude, e con un bang di una volgarità inesprimibile potrai mostrare a tutto l'indifferente mondo del giurassico che sta guardando dalla propria altezza l'estremità di quest'altra specie di verga sostituirsi brutalmente al sesso nella storia dell'evoluzione. 

domenica 6 maggio 2012

Velisti per Caso (e Necessità)

"Una volta che il singolo accidente di una variazione, dovuta al puro caso, viene iscritto negli esseri viventi, entra nel mondo della necessità. L'evoluzione, in virtù della natura stessa di questi meccanismi, dà luogo a oggetti unici, che sono i risultati del reciproco gioco di caso e necessità" (Jacques Monod, "Il caso e la necessità", 1970)

Davide Bonadonna, 2012 - Edaphosaurus
Charles Knight - Dimetrodon, Edaphosaurus, Casea (tardi anni '20) - vedi "Naosaurus"
E. C. Case, 1914 - Edaphosaurus cruciger 
Robert Bakker, 1986 - Platyhystrix & Cacops